Un importante caso giudiziario ha riacceso il dibattito su un tema centrale del diritto penale italiano: il rapporto tra giudizio abbreviato e pena dell’ergastolo. La Corte d’Assise di Cassino, con un’ordinanza del 12 aprile 2024, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardante l’articolo 438, comma 1-bis, del Codice di Procedura Penale.
In sintesi, il giudizio abbreviato permette all’imputato di rinunciare al dibattimento per ottenere uno sconto di pena. Tuttavia, tale beneficio è escluso per i reati puniti con l’ergastolo. La Corte di Cassino si è chiesta se questa esclusione possa violare i principi costituzionali di uguaglianza (articolo 3), rieducazione della pena (articolo 27) e ragionevolezza.
La questione sollevata
Secondo i giudici di Cassino, l’articolo 438, comma 1-bis, potrebbe creare una discriminazione tra imputati, violando il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Inoltre, impedire l’accesso al rito abbreviato per chi rischia l’ergastolo potrebbe essere contrario alla funzione rieducativa della pena, prevista dall’articolo 27 della Costituzione.
Un altro punto critico è che la norma potrebbe comprimere il diritto di difesa (articolo 24 della Costituzione), negando agli imputati la possibilità di scegliere un rito che, oltre a ridurre la pena, potrebbe agevolare una più rapida definizione del processo.
Il ruolo della Corte Costituzionale
Ora spetta alla Corte Costituzionale esaminare la questione e decidere se il divieto di accesso al giudizio abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo sia conforme ai principi costituzionali. La decisione avrà un impatto significativo, non solo per il caso specifico, ma anche per il sistema penale italiano nel suo complesso.
Questa ordinanza si inserisce in un dibattito giuridico di lungo corso, che vede contrapporsi l’esigenza di tutela della collettività nei reati più gravi e il rispetto dei diritti fondamentali dell’imputato.
Conclusioni
L’eventuale dichiarazione di incostituzionalità potrebbe aprire la strada a importanti riforme, modificando il trattamento riservato agli imputati nei procedimenti per reati gravi. Non resta che attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale, il cui esito potrebbe segnare un punto di svolta per il diritto penale italiano.
Autore: Avv. Andrea Severini